giovedì 10 aprile 2008

A due passi dal voto parte 3

Prendo ancora spunto da Cubasia per parlare di precariato nel mondo dell'Information tecnology e prendo in prestito ancora un suo post per commentarlo:

Ricevo da un po’ di tempo e-mail di persone che mi chiedono: “Cosa si può fare per cambiare la realtà del lavoro in Italia?” In una parola, come si esce dal precariato degli 800-1000 euro?
Sappiamo tutti di cosa stiamo parlando, è una cosa che tocca tutti noi. Si è stimato che ormai ogni italiano ha un parente, un amico od un conoscente precario.
Sappiamo anche che per l’IT, data la forma di sub sub sub appalto accettata dagli utenti e legalizzata dallo Stato questo modo di lavorare è ormai la regola. Fatto 100 il prezzo che paga il cliente, il lavoro è sub appaltato ad una altra ditta per 50 che la sub appalta a 20 che prende una persona per 2 e gli fa fare il lavoro. La responsabilità del lavoro e della sicurezza ricade poi sull’ultima ditta, che in molti casi esiste ed è stata creata solo per quel particolare lavoro.
Non parliamo poi delle cooperative, in cui i impiegati sono essi stessi “soci” ed accettano invece di un contratto collettivo di lavoro, un canovaccio detto “Regolamento della cooperativa”, in cui tra le varie clausole vi è il licenziamento immediato in caso di mancanza di lavoro ed il pagamento solo per le ore realmente lavorate: il massimo del brutto capitalismo dove il rischio d’impresa è totalmente sulle spalle del dipendente.
Dal governo attuale o futuro che sia è chiaro che ci si debba aspettare molto poco. Ancora oggi da entrambe le parti che si preparano a governare questo paese vi sono solo elogi a questa legge che nelle intenzioni è buona, permettendo una certa flessibilità per sopperire a carichi di lavoro imprevisti, o per Business che per sua natura sono soggetti a carichi di lavoro impossibili da prevedere o programmare, ma che nella realtà è mancante di fondamentali strumenti quali gli ammortizzatori sociali e seri controlli per evitare appunto quello che tutti sappiamo. Ricordo un caso per tutti: le 6.000 persone del Call Center, tutte con contratto a progetto, che in realtà, come accertato, svolgevano un lavoro dipendente a tutti gli effetti.
L’alternativa immediata ed indolore è emigrare. Una brutta parola per ammettere che nel nostro paese si è cosi in basso che si è iniziato a scavare.
L’emigrazione è comunque una fuga, ma cosa possono fare coloro per i quali quest’opzione è inapplicabile od inacettabile ?
Ci ho pensato su e mi sono detto: come nessuno pensa di studiare un algoritmo di sort, ma si limita a ricercarne uno già implementato, cosi basta aprire gli occhi e cercare come altre categorie di lavoratori hanno risolto il problema e la risposta è giunta da sola: consorziasi.
Mi spiego meglio. Mettiamo da parte le professioni, (anche se il discorso è uguale, perché ora la tariffa minima è stata abolita) e prendiamo in esame un lavoro tecnico.
Diciamo che io voglio far riparare il mio scooter. In qualsiasi officina autorizzata io vada il prezzo della manodopera è di 40 euro/ora circa. Prezzo imposto mi dicono.
Bene, allora mi rivolgo altrove, i prezzi variano, ma meno di 20 euro l’ora non trovo nessuno disposto a riparare il mio scooter. Perché ?
Perché tutti i meccanici sono tra di loro consorziati (incosapevolmente, magari) e sanno bene che nessun loro collega si svenderebbe. Se ti svendi abbassi il prezzo del tuo lavoro e quindi ti ritrovi poi a fare la fame.
La stessa cosa succede con qualsiasi categoria professionale!
Provate Voi stessi ad offrire un decimo o solo un quinto del compenso standard ad un tecnico professionista e l’unica risposta che otterrete è un cortese “provi altrove”.
Perché allora per l’IT, che ripeto sempre sono “I risolutori di problemi”, tecnici specializzati che spesso uniscono alle notevoli competenze tecniche capacità interpersonali e di marketing non indifferenti per il raggiungimento degli obiettivi di Business, si offre un compenso irrisorio (rispetto al compenso che la ditta riceve) ?
La risposta è semplice: perché le persone IT sono divise e si svendono e per uno che rifiuta vi sono altri 10 che accettano condizioni da fame.
Qui a Roma le ditte IT sono concentrate nella zona Eur. Diciamo che impiegano 40.000 precari. Che cosa succederebbe se 20.000 di essi rifiutassero il solito stipendio?
Se fosse impossibile per le ditta trovare qualcuno che lavori per loro alle condizioni di “Schiavi Moderni” ?
Utopia, certo, direte voi. Difficile, quasi impossibile dico io.
Però pensate bene alle conseguenze di un’azione cosi coordinata.
20.000 persone in meno significa per le aziende progetti falliti, penali da pagare, interessi con le banche, fornitori da saldare. Insomma, si mette una ditta con le spalle al muro, esattamente come ora vivono i precari dell’IT.
A quanto è venduto un programmatore presso il cliente lo sappiamo tutti molto bene. Cosi come sappiamo che solo una miseria, sotto il minimo per vivere, arriva nelle tasche del precario..
E’ tutto legale, certo, non lo discuto, ma se è la legge del mercato, forse questo mercato si può cambiare.
La mia presunzione è che qualcosa di può fare, ma occorre crederci ed essere veramente in tanti a crederci.
Il numero è forza contrattuale, finchè si è separati si è nulla, come un singolo spaghetto, fragile e facile da spezzare, ma se prendiamo un pacco da un Kg allora le cose cambiano, eccome se cambiano.
La mia “pazza” idea ha anche un altro risvolto. Crescendo il costo della merce sul mercato, crescerà anche l’esigenza sulla qualità della stessa. Insomma, a quel punto io ditta dovendo pagare qualcuno lo scelgo davvero tra i più bravi, visto che i più economici saranno spariti.
La conoscenza si paga, ecco lo slogan che un consorzio IT dovrebbe avere.
Se è chiaro che il meccanico si fa pagare e bene per il proprio lavoro, tanto da evitare di svendersi al primo che sventola uno pseudo contratto, cosi il bravo informatico DEVE evitare di accettare compensi ridicoli.
Se questo si facesse, ripeto, neanche in tutta Roma, basterebbe per le ditte dell’EUR, sono sicuro che sarebbe ripetuto a Milano, a Torino, a Genova e cosi via.
Se il lavoro a progetto
http://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_a_progetto) è quanto di meglio offrono, allora fissate un compenso più che adeguato per la Vostra vita.
Esiste una sola vita, come esiste un solo progetto importante: Voi stessi. "



Concordo con te Cubasia, anch'io come altri nel mondo dell'IT sono stato costretto a lavorare prima in co.co.co e poi se volevo continuare a lavorare dovevo aprirmi per forza la P.IVA...Negli anni di crisi ho lavorato a tariffe veramente indecenti e con le spese che comporta la gestione dell'attività ne sto pagando ancora le conseguenze della crisi dal 2001 al 2004...ma ora non mi posso lamentare, per fortuna ! Il problema che verrei farla un pò farla fruttare questa P.IVA ma il mercato è ormai dominato dalle sociètà di consulenza che fanno il bello e il cattivo tempo e se te ti vuoi trovare dei clienti tuoi...quelli che trovi non ti pagano o trovano sempre mille scuse (anche se le società di consulenza fanno fatica a pagarti anche loro...anche le più rinomate).Concordo con te sul fatto che bisogna trovare il modo di consorziarci ma il problema è uno solo: siamo noi italiani! e ti spiego perchè: siamo sempre gelosi e invidiosi gli uni degli altri e sappiamo solo unirci solo per vedere una partita di calcio!! A parte questo per cominciare a creare un minimo tariffario bisognerebbe cominciare a sondare fra i professionisti quali sono le tariffe che prendono ma siccome vige la gelosia nessuno dirà mai quello che prende ad uno sconosciuto...però chi è in vantaggio in questa situazione sono sempre le sociètà di consulenza, che conoscono meglio di noi il mercato. Quindi secondo me non basta consorziarci noi per tutelarci ma deve esserci un processo di collaborazione da entrambe le parti. Sentendo il parere del mio commercialista per stare dentro i costi di una partita iva non bisogna stare sotto i 220 € al giorno ed aver comunque qualcosa da scaricare se no sono solo tasse in più e basta. Un idea per cominciare che ognuno sul suo spazio web, chi ce l'ha, di pubblicare il proprio tariffario e la città dove vive e lavora e le sue competenze, così uno in fase di colloquio può prendere spunto e farsi un'idea di quanto valgono le sue competenze perchè molti non lo sanno neanche e quindi di consegunza si svendono.... vediamo se così si può smuovere qualcosa...speriamo.

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